martedì 26 giugno 2012



Paesaggi all’acquaforte
Bartolini Ciarrocchi Morandi

Galleria Centofiorini, 14 luglio-31 agosto 2012
mostra a cura di Giorgio Luzi e Marta Silenzi


Popsophia presenta una nuova mostra organizzata dalla Galleria Centofiorini sugli incisori Bartolini, Ciarrocchi, Morandi. Questa volta sono i paesaggi all’acquaforte: la poesia aneddotica e palpitante delle fonti e dei poggi marchigiani di Luigi Bartolini dialoga con la silenziosa inquietudine delle campagne emiliane, con le maglie, i tratteggi fitti, i tagli di luce di Giorgio Morandi; entrambi inconfutabili grandi maestri dell’antica pratica calcografica, essi trovano come un punto d’incontro, un ideale discepolato in Arnoldo Ciarrocchi, che racconta i paesaggi, le case, le colline in cornice alla sua Civitanova Alta, confrontandosi col ductus dei due artisti precedenti e poi trovando il suo “segno grosso”, guizzante, vigoroso, inconfondibile. L’esposizione di una trentina di acqueforti affronta i momenti salienti della produzione di ogni incisore, focalizzando sul dato paesaggistico e poetico, puntando lo sguardo sulla campagna del centro-Italia, colta con occhio, impeto e tecnica differenti ma secondo un unico, altissimo livello di talento e raffinatezza.




venerdì 15 giugno 2012


Prossimamente alla Galleria Centofiorini :




Bartolini   Ciarrocchi   Morandi

paesaggi all'acquaforte

mostra  a cura di Giorgio Luzi e Marta Silenzi




mercoledì 6 giugno 2012


Articolo del Corriere della Sera sulla bella mostra antologica 
del nostro caro Ruggero Savinio alla GNAM di Roma:


Servizio di Daverio sul Post-Industriale, sulla Transavanguardia e
sulla mostra di Ruggero Savinio alla GNAM di Roma:



Bell'articolo del Corriere della Sera su Enrico Della Torre,

 uno dei più cari artisti della Galleria Centofiorini:




PROTAGONISTI MILANO: DUE MOSTRE DEL PITTORE LOMBARDO A SPAZIOTEMPORANEO E DA LORENZELLI

Un astrattista in lotta con gli angeli

La stagione informale e quella geometrica di Enrico Della Torre

In Italia ci sono dei pittori di prim' ordine, i quali, non si capisce perché, non riescono ad uscire dalla cerchia di un certo numero di raffinati intenditori per diventare - come dire? - popolari. Si prenda il caso di Walter Valentini. Artista raffinatissimo, con punte veramente eccezionali, sul quale non s' è mai letto che qualche critico abbia avanzato dubbi, riserve, e così via. Eppure è lì, in attesa che anche il mercato gli renda giustizia. Condizioni analoghe per Enrico Della Torre, sorta di gentiluomo della tavolozza. Anche lui pittore raffinato e in attesa di una popolarità che tarda a venire. Peccato. In questi giorni, Della Torre - nato in provincia di Cremona nel 1931, in un paese il cui nome, Pizzighettone, sembra tratto da una favola dei fratelli Grimm - espone in due gallerie di Milano. Da Spaziotemporaneo, una quarantina di opere su carta dal 1958 al 1961 (Ritmi e strutture); da Lorenzelli, altrettanti dipinti, eseguiti dal 1997 al 2007 (Percorsi), ma con un buon numero concentrati nel biennio 2005-2006. Ecco, quindi, due campioni di altrettante stagioni della sua creatività in mezzo secolo. Nel ' 58, Della Torre ha 27 anni e un curriculum di tutto rispetto. Studi a Brera. Pittura con Pompeo Borra, Achille Funi e Aldo Carpi; incisione con Benvenuto Disertori. Un paio d' anni prima, c' era stata, a Milano, la sua prima personale (dipinti e incisioni) alla Galleria dell' Ariete, presentata da quello straordinario critico d' arte e scopritore di talenti che era Guido Ballo. Inoltre, nel ' 57, per qualche mese, era andato a risciacquare i propri panni nella Senna, per decenni meta obbligata di quanti intraprendevano la strada dell' arte. Le carte ' 58-' 61 mostrano il volto informale di Della Torre, la sua ammirazione per Hans Hartung e per le due K (Klee e Klein), per il conterraneo Ennio Morlotti da cui capterà i germi di quel «naturalismo padano» di cui parlerà Arcangeli. Ecco: il naturalismo è il binario su cui va tutta la produzione di Della Torre. Una pittura che evita le ridondanze, la sua: razionale, apparentemente astratta, ma che nasce da profonde emozioni. Non si dimentichi che l' artista lombardo è nato là dove l' Adda si congiunge col Po. Anche nel momento in cui lascerà l' Informale («Quando mi accorsi che diventava accademica, l' abbandonai e mi misi alla ricerca di una nuova sintassi») per una pittura geometrica, la natura lo seguirà come una donna fedele e amorevole. Basta leggere i titoli per rendersene conto. Ritmi, immagini, distese, grovigli, pianure, vedute, incertezze, ritorni, acque, alberi, tragitti, agguati, passaggi segreti. E, ancora, ritmi. Il tutto, reso come se il pittore lottasse continuamente con gli angeli. Della Torre è una sorta di nuovo amanuense che, dopo avere rinunciato ad una pittura passionale per una pittura di concetto, copia la natura con rigore e semplicità. Fra una pausa e l' altra. «Nella vita contano le pause e a me interessa più la pausa che il rumore» ha detto una volta. In realtà, poi, a lui interessa il «fondamento scientifico della pittura». Tutto nasce quando si rende conto che, accanto alla natura che si vede in superficie, ne esiste un' altra sotterranea («Così la mia visione nordica, di origine surrealista, si spogliava di quella crudeltà e di quel sarcasmo tipici della cultura tedesca, per indossare i panni della bonomia italiana»). Una costante fra i lavori della fine degli anni 50 e quelli dell' ultima decade? La luce, quasi ossessiva, dell' infanzia, che si perpetua. Per il resto, Della Torre fa suoi un paio di versi de Il musicante di Saint-Merry di Apollinaire, tradotti dal poeta Vittorio Sereni: «Non canto questo mondo e gli altri pianeti nemmeno. / Canto tutti i possibili che ho in me fuori da questo mondo e dai pianeti». ENRICO DELLA TORRE Milano, Spaziotemporaneo (tel. 02/6598056) e Galleria Lorenzelli (tel. 02/201914), sino al 9 giugno
Grasso Sebastiano
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(26 maggio 2007) - Corriere della Sera